Sera di Febbraio
Spunta la luna.
Nel viale è ancora
giorno, una sera che rapida cala.
Indifferente gioventù s’allaccia;
sbanda a povere mete.
Ed è il pensiero
della morte che, infine, aiuta a vivere.
- Umberto Saba
[Luci del tramonto su Mittenwald e il gruppo del Karwendel (Germania), Febbraio 2025 ©️ Marco Malaguti]
Spunta la luna.
Nel viale è ancora
giorno, una sera che rapida cala.
Indifferente gioventù s’allaccia;
sbanda a povere mete.
Ed è il pensiero
della morte che, infine, aiuta a vivere.
- Umberto Saba
[Luci del tramonto su Mittenwald e il gruppo del Karwendel (Germania), Febbraio 2025 ©️ Marco Malaguti]
I Nibelunghi, "Come gettarono i morti fuori della sala"
Marco Malaguti - Clara Tassinari
📚🕯 LETTURE NOTTURNE
"Il Canto dei Nibelunghi", antico poema epico germanico.
Trentaquattresima Avventura, "Come gettarono i morti fuori della sala"
(voce narrante di Marco Malaguti, voce introduttiva e proemio di Clara Tassinari)
Ogni mercoledì alle ore 22.00
Podcast Youtube
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#INibelunghi@lelephantnoir
"Il Canto dei Nibelunghi", antico poema epico germanico.
Trentaquattresima Avventura, "Come gettarono i morti fuori della sala"
(voce narrante di Marco Malaguti, voce introduttiva e proemio di Clara Tassinari)
Ogni mercoledì alle ore 22.00
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JOHN RONALD REUEL TOLKIEN. L'Anello e la Spada
- Stefano Giuliano e Chiara Nejrotti, Bietti, Milano (2025)
Il processo di scrittura di J. R. R. Tolkien si basava sulla sua straordinaria immaginazione e sulla sua nota abilità di filologo. La filologia gli permetteva, infatti, di dare sostanza a figure e luoghi enigmatici dell’universo nordico, svelando legami nascosti e suggerendo chiavi di lettura. Nei suoi romanzi, esplorò temi mitici e folklorici come la Terra Desolata, il potere taumaturgico dei sovrani, la Cavalcata infernale e l’Albero secco. Particolarmente significativi sono l’Anello e la Spada. Il primo simboleggia il potere autoritario e oppressivo di Sauron, basato sulla forza e sul terrore, mentre la seconda rappresenta il potere autorevole di Aragorn, fondato sul diritto, sul prestigio e sul legame con la comunità. Il successo mondiale dei racconti della Terra di Mezzo dimostra l’enorme potenza simbolica dei miti, che, nonostante la crisi dei tempi attuali, segnati dalla perdita di valori condivisi e da un diffuso materialismo, continuano a offrire il senso della trascendenza, illuminando le profondità della psiche umana e fornendo modelli in un’epoca priva di punti di riferimento.
#ConsigliDiLettura
- Stefano Giuliano e Chiara Nejrotti, Bietti, Milano (2025)
Il processo di scrittura di J. R. R. Tolkien si basava sulla sua straordinaria immaginazione e sulla sua nota abilità di filologo. La filologia gli permetteva, infatti, di dare sostanza a figure e luoghi enigmatici dell’universo nordico, svelando legami nascosti e suggerendo chiavi di lettura. Nei suoi romanzi, esplorò temi mitici e folklorici come la Terra Desolata, il potere taumaturgico dei sovrani, la Cavalcata infernale e l’Albero secco. Particolarmente significativi sono l’Anello e la Spada. Il primo simboleggia il potere autoritario e oppressivo di Sauron, basato sulla forza e sul terrore, mentre la seconda rappresenta il potere autorevole di Aragorn, fondato sul diritto, sul prestigio e sul legame con la comunità. Il successo mondiale dei racconti della Terra di Mezzo dimostra l’enorme potenza simbolica dei miti, che, nonostante la crisi dei tempi attuali, segnati dalla perdita di valori condivisi e da un diffuso materialismo, continuano a offrire il senso della trascendenza, illuminando le profondità della psiche umana e fornendo modelli in un’epoca priva di punti di riferimento.
#ConsigliDiLettura
Circonfusi di luce,
per morbide plaghe,
voi vi aggirate lassú,
Numi beati!
E vi disfiorano
le fulgide brezze celesti
lievi
come musiche dita
le sacre corde dell’arpa.
Non oppressi dal Fato
respiran gli Dei
col dolce respiro
del tenero bimbo nel sonno.
In umile boccio raccolta,
immacolata,
eternamente fiorisce
l’anima loro:
e gli occhi beati
guardano sereni
in una imperitura chiarità.
Ma la sorte, ai mortali,
destina
non trovar pace
in verun luogo, mai.
Scompaiono
cadendo ciechi
da un’ora nell’altra,
com’acqua montana scagliata
di rupe in rupe
pel corso degli anni
verso l’Ignoto
laggiú.
- Friedrich Hölderlin
per morbide plaghe,
voi vi aggirate lassú,
Numi beati!
E vi disfiorano
le fulgide brezze celesti
lievi
come musiche dita
le sacre corde dell’arpa.
Non oppressi dal Fato
respiran gli Dei
col dolce respiro
del tenero bimbo nel sonno.
In umile boccio raccolta,
immacolata,
eternamente fiorisce
l’anima loro:
e gli occhi beati
guardano sereni
in una imperitura chiarità.
Ma la sorte, ai mortali,
destina
non trovar pace
in verun luogo, mai.
Scompaiono
cadendo ciechi
da un’ora nell’altra,
com’acqua montana scagliata
di rupe in rupe
pel corso degli anni
verso l’Ignoto
laggiú.
- Friedrich Hölderlin
Il Manoscritto di Bayeux raduna 103 canzoni popolari diffuse in Francia tra il XV ed il XVI secolo, molte delle quali narrano le vicende della Guerra dei Cent'Anni, vinta infine dai francesi contro l'Inghilterra all'inizio del Quattrocento. Poco più di un secolo dopo, per evitare che questo patrimonio folklorico andasse perduto, re Carlo III di Borbone diede ordine di assemblare questa raccolta, da cui proviene il brano di oggi, "Le roy anglois", che narra, per la verità con diverse imprecisioni storiche, della morte, sul suolo di Francia, del sovrano inglese Enrico V, i cui sudditi "volevano cacciare i buoni francesi dalla Francia, e invece ne sono stati cacciati".
https://youtu.be/voXt4SRsD2M?si=hP9pnNn3tlqK-nZY
https://youtu.be/voXt4SRsD2M?si=hP9pnNn3tlqK-nZY
YouTube
Le roy anglois
Provided to YouTube by IDOL
Le roy anglois · Ensemble Obsidienne · Emmanuel Bonnardot
Chansons de la Renaissance
℗ Obsidienne
Released on: 2017-01-27
Composer: Anonymous
Auto-generated by YouTube.
Le roy anglois · Ensemble Obsidienne · Emmanuel Bonnardot
Chansons de la Renaissance
℗ Obsidienne
Released on: 2017-01-27
Composer: Anonymous
Auto-generated by YouTube.
Chi ha perduto il sapore delle cose è malato; il malato ha perduto il sapore d'ogni cosa — poiché sapore altro non è che il senso dell'utilità della cosa alla salute. E come s'egli già fosse, non più vuole le cose ma vuole il sapore che non ha più, mettendosi e rimettendosi nelle posizioni saporite conosciute da lui prima, o che agli altri prodighe di piacere egli venga a conoscere. Egli è come colui che vuol veder l'ombra del proprio profilo che volgendosi la distrugge. Già dunque quando si parla comunemente «dei piaceri» come di posizioni determinate che danno piacere, siamo ormai nella posizione ammalata: e andiamo a cercare il piacere per sé, a sfruttare la nostra posizione verso una cosa per avere un sapore che in quanto lo andiamo a cercare non lo abbiamo più. Vogliamo goder due volte di noi: non più «godo — perché sono» — ma «son io che godo» e in realtà non godiamo più.
– Carlo Michelstaedter, Il dialogo della salute.
– Carlo Michelstaedter, Il dialogo della salute.
FANTAFASCISMI
- AA.VV. (a cura di Gianfranco De Turris), Bietti, Milano (2018)
Cosa sarebbe accaduto se Mussolini avesse avuto a disposizione la bomba atomica? O se fosse morto durante la Marcia su Roma? E se avesse deciso di non firmare i Patti Lateranensi? La Storia non ammette speculazioni su epiloghi alternativi o avvenimenti che avrebbero potuto verificarsi ma non furono. La narrativa, invece, è libera di farlo, anche guardando al Ventennio più controverso d’Italia, un passato che a distanza di quasi un secolo continua ad accendere dibattiti infuocati. I venti racconti contenuti in quest’antologia, ambientati tra il 1921 e il 1945, disvelano i sentieri celati nei suoi “se” e nei suoi “ma”, senza tic né tabù. Partendo da premesse storicamente documentate, ogni autore traccia un bivio nel solco degli eventi, conducendoci nei sentieri dell’ignoto.
#ConsigliDiLettura
- AA.VV. (a cura di Gianfranco De Turris), Bietti, Milano (2018)
Cosa sarebbe accaduto se Mussolini avesse avuto a disposizione la bomba atomica? O se fosse morto durante la Marcia su Roma? E se avesse deciso di non firmare i Patti Lateranensi? La Storia non ammette speculazioni su epiloghi alternativi o avvenimenti che avrebbero potuto verificarsi ma non furono. La narrativa, invece, è libera di farlo, anche guardando al Ventennio più controverso d’Italia, un passato che a distanza di quasi un secolo continua ad accendere dibattiti infuocati. I venti racconti contenuti in quest’antologia, ambientati tra il 1921 e il 1945, disvelano i sentieri celati nei suoi “se” e nei suoi “ma”, senza tic né tabù. Partendo da premesse storicamente documentate, ogni autore traccia un bivio nel solco degli eventi, conducendoci nei sentieri dell’ignoto.
#ConsigliDiLettura
Quando egli ti trova pronto, è necessario che agisca e si riversi in te, così come il sole, appena l'aria è limpida e pura, non può non effondersi e nulla può trattenerlo. [...] È come quando un uomo fissa a lungo il sole: qualunque cosa egli guardi dopo, non vede più che il sole.
– Meister Eckhart, Il Natale dell’Anima
[In foto: Marmolada e Gran Vernel visti dal sentiero di Viel del Pan, Canazei (TN) Agosto 2024 ©️ Marco Malaguti]
– Meister Eckhart, Il Natale dell’Anima
[In foto: Marmolada e Gran Vernel visti dal sentiero di Viel del Pan, Canazei (TN) Agosto 2024 ©️ Marco Malaguti]
Un angelo non può odiare e non può neppure fare a meno di amare. Ma si può forse amare tutti, tutti gli uomini, tutti i propri simili? Mi sono posta più volte questa domanda. Naturalmente è impossibile, e sarebbe addirittura innaturale. Chi ama l'umanità di un amore astratto quasi sempre ama soltanto se stesso.
- Fëdor Dostoevskij, L'idiota
- Fëdor Dostoevskij, L'idiota
L'ERODOTO CHE GUARDAVA I MAIALI e altre storie popolari 1300 - 1600
- Duccio Balestracci, Laterza, Bari-Roma (2025)
"La Storia racconta il potere: i re, le corti, i papi, le battaglie e i condottieri. E questo racconto serve a giustificare il potere nelle sue scelte, a glorificare il carattere e il carisma dei vincenti. Eppure, nelle pieghe dei ‘secoli bui’, esiste una narrazione diversa, fatta da personaggi minuti e con poca dimestichezza con le lettere. Parroci, artigiani, piccoli commercianti che, vagando da una piazza a una taverna, ci hanno lasciato un diverso racconto dei grandi fatti che hanno vissuto e che spesso li hanno travolti. A scrivere la Storia e le cronache, di norma, fra Medioevo e prima età Moderna, sono le persone acculturate: grandi ecclesiastici, notai, borghesi istruiti, uomini di lettere. Ma che succede – ‘che Storia è’ – quando a farlo sono un ex guardiano di porci senese del Trecento o uno speziale lunigiano del Quattrocento (entrambi, peraltro, per lungo tempo analfabeti)? O quando a raccontare la Bologna medievale è un muratore o a parlare della Firenze del Quattrocento un vinaio? Come si inserisce il racconto della monaca del Seicento nel coro dei testimoni della Storia della sua epoca, fatto di figure maschili, le sole legittimate a usare la scrittura? Per non dire di quei popolani che la Storia la raccontano cantandola in terzine o, più spesso, in ottava rima per un pubblico e un uditorio che non siedono in solitudine in pensosi studioli, ma ascoltano in una vociante piazza e che, la Storia, vogliono sentirsela cantare come si racconterebbero le imprese di Lancillotto o di Orlando. Una pattuglia di scrittori ‘non autorizzati’ che si muove nel territorio della storiografia, usando la scrittura alla meglio, esprimendosi in un volgare approssimativo, ma senza condizionamenti. Una Storia tutta da leggere".
#ConsigliDiLettura
- Duccio Balestracci, Laterza, Bari-Roma (2025)
"La Storia racconta il potere: i re, le corti, i papi, le battaglie e i condottieri. E questo racconto serve a giustificare il potere nelle sue scelte, a glorificare il carattere e il carisma dei vincenti. Eppure, nelle pieghe dei ‘secoli bui’, esiste una narrazione diversa, fatta da personaggi minuti e con poca dimestichezza con le lettere. Parroci, artigiani, piccoli commercianti che, vagando da una piazza a una taverna, ci hanno lasciato un diverso racconto dei grandi fatti che hanno vissuto e che spesso li hanno travolti. A scrivere la Storia e le cronache, di norma, fra Medioevo e prima età Moderna, sono le persone acculturate: grandi ecclesiastici, notai, borghesi istruiti, uomini di lettere. Ma che succede – ‘che Storia è’ – quando a farlo sono un ex guardiano di porci senese del Trecento o uno speziale lunigiano del Quattrocento (entrambi, peraltro, per lungo tempo analfabeti)? O quando a raccontare la Bologna medievale è un muratore o a parlare della Firenze del Quattrocento un vinaio? Come si inserisce il racconto della monaca del Seicento nel coro dei testimoni della Storia della sua epoca, fatto di figure maschili, le sole legittimate a usare la scrittura? Per non dire di quei popolani che la Storia la raccontano cantandola in terzine o, più spesso, in ottava rima per un pubblico e un uditorio che non siedono in solitudine in pensosi studioli, ma ascoltano in una vociante piazza e che, la Storia, vogliono sentirsela cantare come si racconterebbero le imprese di Lancillotto o di Orlando. Una pattuglia di scrittori ‘non autorizzati’ che si muove nel territorio della storiografia, usando la scrittura alla meglio, esprimendosi in un volgare approssimativo, ma senza condizionamenti. Una Storia tutta da leggere".
#ConsigliDiLettura
Alla fine di questa frase, comincerà la pioggia.
All’orlo della pioggia, una vela.
Lenta la vela perderà di vista le isole;
in una foschia se ne andrà la fede nei porti
di un’intera razza.
La guerra dei dieci anni è finita.
La chioma di Elena, una nuvola grigia.
Troia, un bianco accumulo di cenere
vicino al gocciolar del mare.
Il gocciolio si tende come le corde di un’arpa.
Un uomo con occhi annuvolati raccoglie la pioggia
e pizzica il primo verso dell’Odissea.
- Derek Walcott
All’orlo della pioggia, una vela.
Lenta la vela perderà di vista le isole;
in una foschia se ne andrà la fede nei porti
di un’intera razza.
La guerra dei dieci anni è finita.
La chioma di Elena, una nuvola grigia.
Troia, un bianco accumulo di cenere
vicino al gocciolar del mare.
Il gocciolio si tende come le corde di un’arpa.
Un uomo con occhi annuvolati raccoglie la pioggia
e pizzica il primo verso dell’Odissea.
- Derek Walcott
Degli anelli del tempo, che si aggiungono
sempre nuovi, furono alcuni così stretti
che ne ricordo solo l’orrore di soffocare.
In altri, larghi e informi, vagai smarrita
senza un sostegno a cui aggrapparmi. I più,
pallidamente indifferenti, si ammucchiavano
gli uni sugli altri, subito saldandosi
senza nemmeno un segno di sutura.
Solo a pochi e per poco è tollerabile
riandare. Ma almeno questo, l’ultimo,
di cui oggi si chiude il cerchio, resta perfetto
nel mio cuore: cornice d’oro intorno
a uno specchio di gioia. Chiedo solo
di serbar quest’immagine. E che a te
uno stesso fulgore la riveli
e la circondi, allo scader dell’ora,
nel tuo specchio gemello.
- Margherita Guidacci
sempre nuovi, furono alcuni così stretti
che ne ricordo solo l’orrore di soffocare.
In altri, larghi e informi, vagai smarrita
senza un sostegno a cui aggrapparmi. I più,
pallidamente indifferenti, si ammucchiavano
gli uni sugli altri, subito saldandosi
senza nemmeno un segno di sutura.
Solo a pochi e per poco è tollerabile
riandare. Ma almeno questo, l’ultimo,
di cui oggi si chiude il cerchio, resta perfetto
nel mio cuore: cornice d’oro intorno
a uno specchio di gioia. Chiedo solo
di serbar quest’immagine. E che a te
uno stesso fulgore la riveli
e la circondi, allo scader dell’ora,
nel tuo specchio gemello.
- Margherita Guidacci
Odorano le stelle di febbraio
se al crudo del rovaio
il calicanto nella notte esala.
Una goccia di miele,
una goccia di cera
sopra ramaglia nera
chiama l'ape fedele.
Ah, quel filo d'aprile
così saldo ed acuto,
quel profumo sottile
dentro il gelo perduto.
Là nel fondo del tempo al coro, all'eco
delle stagioni mi rapisce il senso
che non succede e reca
memoria della nostra ancor più intensa.
Un profumo, un ricordo,
che in sé vive ignorato,
un respiro, un accordo
alla morte affidato.
- Luigi Fallacara
se al crudo del rovaio
il calicanto nella notte esala.
Una goccia di miele,
una goccia di cera
sopra ramaglia nera
chiama l'ape fedele.
Ah, quel filo d'aprile
così saldo ed acuto,
quel profumo sottile
dentro il gelo perduto.
Là nel fondo del tempo al coro, all'eco
delle stagioni mi rapisce il senso
che non succede e reca
memoria della nostra ancor più intensa.
Un profumo, un ricordo,
che in sé vive ignorato,
un respiro, un accordo
alla morte affidato.
- Luigi Fallacara