L'ERODOTO CHE GUARDAVA I MAIALI e altre storie popolari 1300 - 1600
- Duccio Balestracci, Laterza, Bari-Roma (2025)
"La Storia racconta il potere: i re, le corti, i papi, le battaglie e i condottieri. E questo racconto serve a giustificare il potere nelle sue scelte, a glorificare il carattere e il carisma dei vincenti. Eppure, nelle pieghe dei ‘secoli bui’, esiste una narrazione diversa, fatta da personaggi minuti e con poca dimestichezza con le lettere. Parroci, artigiani, piccoli commercianti che, vagando da una piazza a una taverna, ci hanno lasciato un diverso racconto dei grandi fatti che hanno vissuto e che spesso li hanno travolti. A scrivere la Storia e le cronache, di norma, fra Medioevo e prima età Moderna, sono le persone acculturate: grandi ecclesiastici, notai, borghesi istruiti, uomini di lettere. Ma che succede – ‘che Storia è’ – quando a farlo sono un ex guardiano di porci senese del Trecento o uno speziale lunigiano del Quattrocento (entrambi, peraltro, per lungo tempo analfabeti)? O quando a raccontare la Bologna medievale è un muratore o a parlare della Firenze del Quattrocento un vinaio? Come si inserisce il racconto della monaca del Seicento nel coro dei testimoni della Storia della sua epoca, fatto di figure maschili, le sole legittimate a usare la scrittura? Per non dire di quei popolani che la Storia la raccontano cantandola in terzine o, più spesso, in ottava rima per un pubblico e un uditorio che non siedono in solitudine in pensosi studioli, ma ascoltano in una vociante piazza e che, la Storia, vogliono sentirsela cantare come si racconterebbero le imprese di Lancillotto o di Orlando. Una pattuglia di scrittori ‘non autorizzati’ che si muove nel territorio della storiografia, usando la scrittura alla meglio, esprimendosi in un volgare approssimativo, ma senza condizionamenti. Una Storia tutta da leggere".
L'ERODOTO CHE GUARDAVA I MAIALI e altre storie popolari 1300 - 1600
- Duccio Balestracci, Laterza, Bari-Roma (2025)
"La Storia racconta il potere: i re, le corti, i papi, le battaglie e i condottieri. E questo racconto serve a giustificare il potere nelle sue scelte, a glorificare il carattere e il carisma dei vincenti. Eppure, nelle pieghe dei ‘secoli bui’, esiste una narrazione diversa, fatta da personaggi minuti e con poca dimestichezza con le lettere. Parroci, artigiani, piccoli commercianti che, vagando da una piazza a una taverna, ci hanno lasciato un diverso racconto dei grandi fatti che hanno vissuto e che spesso li hanno travolti. A scrivere la Storia e le cronache, di norma, fra Medioevo e prima età Moderna, sono le persone acculturate: grandi ecclesiastici, notai, borghesi istruiti, uomini di lettere. Ma che succede – ‘che Storia è’ – quando a farlo sono un ex guardiano di porci senese del Trecento o uno speziale lunigiano del Quattrocento (entrambi, peraltro, per lungo tempo analfabeti)? O quando a raccontare la Bologna medievale è un muratore o a parlare della Firenze del Quattrocento un vinaio? Come si inserisce il racconto della monaca del Seicento nel coro dei testimoni della Storia della sua epoca, fatto di figure maschili, le sole legittimate a usare la scrittura? Per non dire di quei popolani che la Storia la raccontano cantandola in terzine o, più spesso, in ottava rima per un pubblico e un uditorio che non siedono in solitudine in pensosi studioli, ma ascoltano in una vociante piazza e che, la Storia, vogliono sentirsela cantare come si racconterebbero le imprese di Lancillotto o di Orlando. Una pattuglia di scrittori ‘non autorizzati’ che si muove nel territorio della storiografia, usando la scrittura alla meglio, esprimendosi in un volgare approssimativo, ma senza condizionamenti. Una Storia tutta da leggere".
Telegram has gained a reputation as the “secure” communications app in the post-Soviet states, but whenever you make choices about your digital security, it’s important to start by asking yourself, “What exactly am I securing? And who am I securing it from?” These questions should inform your decisions about whether you are using the right tool or platform for your digital security needs. Telegram is certainly not the most secure messaging app on the market right now. Its security model requires users to place a great deal of trust in Telegram’s ability to protect user data. For some users, this may be good enough for now. For others, it may be wiser to move to a different platform for certain kinds of high-risk communications. After fleeing Russia, the brothers founded Telegram as a way to communicate outside the Kremlin's orbit. They now run it from Dubai, and Pavel Durov says it has more than 500 million monthly active users. Telegram was co-founded by Pavel and Nikolai Durov, the brothers who had previously created VKontakte. VK is Russia’s equivalent of Facebook, a social network used for public and private messaging, audio and video sharing as well as online gaming. In January, SimpleWeb reported that VK was Russia’s fourth most-visited website, after Yandex, YouTube and Google’s Russian-language homepage. In 2016, Forbes’ Michael Solomon described Pavel Durov (pictured, below) as the “Mark Zuckerberg of Russia.” It is unclear who runs the account, although Russia's official Ministry of Foreign Affairs Twitter account promoted the Telegram channel on Saturday and claimed it was operated by "a group of experts & journalists." Official government accounts have also spread fake fact checks. An official Twitter account for the Russia diplomatic mission in Geneva shared a fake debunking video claiming without evidence that "Western and Ukrainian media are creating thousands of fake news on Russia every day." The video, which has amassed almost 30,000 views, offered a "how-to" spot misinformation.
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